INTERVISTA A DARBY COSTELLO
di Garry Phillipson
Trad. Nunzia Coppola Meskalila

Darby Costello, nata in Massachusetts, USA, ha studiato psicologia, filosofia e teologia verso la metà degli anni Sessanta e alla fine degli stessi, ha studiato astrologia con Frances Sakoian e Louis Acker a Boston, poi con Isabel Hickey. Nel 1971 si recò in Sud Africa e per sette anni lavorò con gli sciamani del luogo, in collaborazione con il Museum of Man and Science di Johannesburg. Fu in quel periodo che consolidò le sue competenze astrologiche. Nel 1983 lasciò l’Africa e si stabilì a Londra, dove trovò la comunità astrologica di cui fa ancora parte. Verso la fine degli anni Ottanta, si unì al gruppo The Company of astrologers, fondato da Graeme Tobin e per sette anni, collaborò con Geoffrey Cornelius, Vernon Wells, Angela Voss, Phillip Weller e Donald Walker, traducendo i testi astrologici di Guido Bonatti, Marsilio Ficino, Luca Gaurico, Jean-Baptiste Morin e Johannes Kepler. Dal 1988, Darby è docente presso il CPA (Centre for Pshichological Astrology) di Liz Greene e presso la Faculty of Astrological Studies. Conduce seminari, conferenze e consultazioni in molte città europee. Rispettata nel mondo intero, è amatissima da colleghi, clienti e studenti. Ha pubblicato vari libri, tra cui: Astrology (Dorling Kindersley's pocketbook series in 1996) con Lindsay Radermacher; poi la serie di The Astrological Moon, Water and Fire, Earth and Air. In collaborazione con le colleghe del CPA, Lynn Bell, Liz Greene e Melanie Reinhart ha scritto The Mars Quartet. Nel 2006 ha completato gli studi in Cultural Astronomy and Astrology, presso l’università di Bath Spa ed ha conseguito un Master Degree. Questo articolo è anteriore al completamento degli studi alla Bath Spa. Per maggiori informazioni, visitare il suo sito: http://www.darbycostello.co.uk/

Q: Ciò che mi colpisce di più del tuo background è il tempo trascorso in Sud Africa a studiare con i sangomas. Vorresti spiegare qualcosa su di loro, sulla loro vita e sulle tue esperienze con loro?

Mi recai in Sud Africa nel 1971, dopo aver studiato astrologia a Boston. In quel periodo, facevo tirocinio nel dipartimento di psichiatria presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) in Cambridge. Un giorno, uno psichiatra mi disse: "Perché non vai in Africa a cercare i medici stregoni? Sono sicuro che ti troverai una meraviglia con loro." Dovrevo aver parlato con lui di "altre dimensioni" e di astrologia o cose simili. Stranamente, i medici mostravano una certa tolleranza nei confornti del mio interesse per l’astrologia. Lo psichiatra mi aveva rivolto quelle parole in modo un po’ sornione, ma io pensai: "Che bella idea, magari potessi!" Poi sentii che era arrivato il momento di partire e andare a cercare la mia vita, il mio destino. Immersa completamente nell’astrologia, avevo appreso tutto quello che in quel periodo era possibile per me. Tra l'altro, completamente immersa nella filosofia anni “Sessanta” (eravamo già nel 1970), iniziavo ad esserne stanca e cercavo una nuova dimensione. In quel periodo, mi capitò di leggere "Stranger in a Strange Land di Robert Heinlein"; il titolo più che il libro continuava a frullarmi nella mente. Pensai: "Preferisco essere straniera in una terra straniera, piuttosto che straniera nel mio Paese; ma dove posso andare?" Poi, ricevetti la lettera di una persona che avevo incontrato in Europa negli anni precedenti: "Quando verrai a trovarmi?" Questa persona viveva in Sud Africa, allora risposi tra me e me: "Adesso!" Giunsi sul luogo nel giugno 1971, dopo molte avventure e meno di una sterlina in tasca. Trovai qualche lavoretto e mi persi per un po’, ma restai fedele all’idea di trovare i medici stregoni. Poi, come spesso accade, arrivata a Botswana, incontrai l’uomo che cambiò la mia vita. Si chiamava Adrian Boshier e lavorava presso un piccolo museo di Johannesburg, il cosiddetto Museo dell’Uomo e della Scienza. Discutemmo per l’intera giornata e per l’intera notte. Egli era profondamente connesso con i guaritori tribali africani, i sangomas. M’invitò a casa sua al ritorno da Jo'burg e mi disse che i sangomas erano in grado di capire se in me esistessero eventuali qualità potenziali o interessanti. In caso positivo, egli mi avrebbe chiesto di andare a lavorare con loro. Adrian stava raccogliendo le loro storie, la loro saggezza e le tradizioni ormai in via di estinzione; riusciva a raccogliere ed archiviare le storie degli uomini, ma non quelle delle donne. Dopo quest’incontro, ritornai di nuovo a fargli visita a Jo'burg.

Q: E poi? Andasti subito nella foresta a cercare i sangomas?

No. Per sei, sette mesi, di giorno lavoravo al museo e di sera, redigevo Temi natali. Avevo lasciato Boston alla ricerca di altri linguaggi del cuore e della mente, ma in quel periodo, sentivo fortemente la nostalgia dei pianeti e delle stelle! Gradualmente, iniziai a fare i TN per la gente e così, continuai a lungo. Ovunque mi recavo, parlavo di astrologia; infine, gli amici che incontrai in quel periodo, familiarizzarono con il mio linguaggio e sorprendentemente, iniziarono ad offrirmi nuove e interessanti insights. La mia vita scorreva tra le giornate al museo con i fossili, l’artigianato, i giornali di antropologia o archeologia e le serate trascorse ad erigere TN e conoscere questa gente.

Q: Allora, come hai incontrato i sangomas?

Un giorno, uno di loro venne a farci visita. I sangomas avevano l’abitudine di apparire improvvisamente per poi trascorrere ore o giorni con Adrian, finendo per andar via, altrettanto repentinamente. L’uomo che arrivò, era molto potente, gli abiti erano decorati con insegne regali ufficiali, scritte in varie lingue; era uno Zulu. C’incontrammo e lui mi disse: "Ora devi venire a lavorare con noi." Mentre passeggiavamo, sul sentiero apparvero vari fenomeni luminosi, strani, magici. Senza saperlo, mi ritrovai a strappare il biglietto di ritorno per l’Inghilterra, (dove avevo soggiornato per un periodo, prima di andare in Africa). Da quel momento, dedicai la mia vita a quello che sentii essere il mio destino. Il periodo in cui lavorai con i sangomas e misi in pratica l’astrologia appresa, durò sette anni. Fui molto vicina a tre donne tra quelle conosciute, trascorsi ore e giorni in città e nella selva a parlare, ascoltare e registrare. All’inizio, pensasi di imparare a conoscere le erbe, a lanciare gli ossicini e a interpretare i sogni. In seguito, mi accorsi che non erano queste le cose che amavo di più.

Q: Comunque, sicuramente, avrai voluto apprenderle.

All’inizio fu così, poi mi accorsi di non esserne abbastanza interessata. Trascorsi moltissimo tempo nei campi a raccogliere le erbe e a scambiare conversazioni sugli uomini, i bambini, le mamme, la vita, la morte, Dio, gli antenati, la paura, il denaro e la salute; in effetti, discutemmo moltissimo sulla salute. Dorcas, una donna con cui divenni molto amica, era saggia, gentile, molto timida ed aveva un sorriso glorioso. Conservo sempre nella mente molte cose che mi comunicò, profferendo ogni frase in modo perfetto e chiaro. Lei affermava che era impossibile dedicarsi all’arte della guarigione, senza soffrire perché gli spiriti avevano un peso sul nostro corpo, il lavoro era molto impegnativo, ma (sigh) quello era il nostro lavoro. Fu molto riposante vivere con gente che non pensava che tutto dovesse essere risolto o buono o perfetto. Ci lamentammo molto insieme, qualche volta piangemmo, qualche volta ridemmo tantissimo: appresi moltissimo da loro.

Q: Che cosa imparasti?

Appresi a conoscere la gente, a testimoniare l’interiorità, a concentrarmi con un’attenzione molto particolare, mentre lavoravo. Appresi a essere gentile, pur sostenendo la verità, nei limiti del possibile. Appresi a entrare nel luogo degli spiriti nello stesso tempo in cui il paziente (o "cliente, " nella pratica astrologica) entrava nella stanza, così da offrire uno spazio anche a loro. Dorcas asseriva che tutti entravano per tre cose: amore, lavoro, salute. Ovviamente, la gente veniva da noi alla ricerca di qualcosa che aprisse il loro cuore, il loro spirito, qualcosa di non definito. Forse, cercavano anche qualcosa che avevano smarrito, come la connessione con gli antenati, andata perduta. Mi accorsi che accadeva quasi la stessa cosa con i miei clienti. Ogni giorno, accoglievo persone che chiedevano assistenza e consigli. Dovevo cercare le cause dei problemi e delle sofferenze per trovare il modo di aiutare le persone a uscirne. Le differenze erano solo culturali. N'dlaleni fu la persona a me più cara. Trascorsi la maggior parte del tempo con lei e sua zia Dorcas. Io e N'dlaleni avevamo quasi la stessa età; lei aveva completato il suo ciclo di formazione nello stesso periodo in cui io avevo lasciato Boston. Presi l’abitudine di osservarla, attentamente, mentre lanciava gli ossicini per qualcuno. Dopo un po’di tempo, mi accorsi che lei vedeva certe figure e poi trovava il modo di illustrarle ai suoi pazienti, usando il linguaggio tipico della sua cultura e della sua formazione. Mi accorsi che esistevano fortissime connessioni nel nostro reciproco lavoro.

Q: Che cosa intendi per "lanciare gli ossicini". Di che cosa si tratta, esattamente?

Ogni sangoma aveva i suoi ossicini, formati da ossa, pietre, conchiglie e piccoli oggetti raccolti sul cammino e accumulati nel tempo. Negli stadi successivi alle iniziazioni di alto livello, quegli oggetti assumevano nuova luce e particolari significati. Loro prendevano gli ossicini e quando arrivava un paziente, li lanciavano su di una stuoia a terra. Poi, osservando le figure emerse dal lancio, iniziavano a parlare. Posso affermare che io stessa facevo qualcosa di simile con il grafico dell’oroscopo, ma nel loro modo di fare, c’era più terra: gli indovini lanciavano gli ossicini a terra e gli antenati parlavano, attraverso la forma che si configurava nella loro mente. Così N'dlaleni ed io iniziammo a conoscerci sempre di più, a credere l’una nell’altra e a porci molte domande, come puoi immaginare. Una volta, lei mi chiese: "Come mai, Da, quando vai da un dottore bianco, devi essere tu a dirgli quello non va? Come mai non lo sa? " Per una sangoma, questa ignoranza era molto strana, lei aveva il compito di sapere, attraverso gli ossicini, perché una persona era andata da lei. Come già detto, in quel periodo io ero impegnata anche con la pratica astrologica, perciò presi l’abitudine di usare lo stesso metodo: il cliente sarebbe entrato, lo avrei fatto sedere e gli avrei ingiunto di non dire niente, almeno fino a quando potevo parlare, usando solamente il grafico. Così presi l’abitudine d’iniziare, osservando il grafico e seguendo il filo dei miei pensieri, e quando mi sentivo sicura di aver visto tutto il possibile, chiedevo al cliente se ero sulla buona strada. Apprezzai sempre più il modo in cui i sangomas credevano ai loro spiriti, secondo le loro usanze. Mi abituai a credere al mio intuito nel loro stesso modo. Continuai ad osservarli, nella fase in cui apprendevano a sentire gli spiriti, così assorbii parte dell’insegnamento e della disciplina, imparando ad ascoltare la mia voce interiore. Pensavo:’Se non dovessi essere capace di comunicare qualcosa di vero, prima che la persona apra bocca, perché questa dovrebbe credere in me?”

Q: Quello che stai dicendo, mi ricorda un brano del tuo articolo "Il desiderio e le stelle ": "Appresi che era possibile creare uno spazio privato e sacro nel quale i clienti potessero vedere la loro vita, secondo una differente prospettiva. Aver trascorso tanto tempo con gli indovini, mi aiutò a trovare in modo più rapido le vie di accesso allo spazio sacro. Quando le energie erano giuste, diventava uno spazio di trasformazione per me e per i clienti, uno spazio in cui il desiderio era messo a riposo per un po." [1] Come hai creato questo spazio sacro?

Bisogna prima creare, lentamente, un contenitore, passo dopo passo. Per esempio, già accendere il registratore o iniziare a tracciare il grafico, è parte di questa creazione. Dopo questi preliminari, se non siamo insieme nello spazio, devo aver perso qualcosa, devo cercare quello che ho smarrito. Durante i primi giorni in Sud Africa, usavo fare zapping sulla gente. Profferivo rapidissime frasi per arrivare presto al punto. Ricordo di aver detto ad una donna alta e fluida: "Tua madre è bassa e feroce"; aveva la Luna in Ariete, quadrata a Marte e trigona a Nettuno, perciò mi venne in mente quell’immagine. Adesso non riesco a volare come allora; l’Inghilterra mi ha ammorbidito: la pioggia, il cielo grigio, gli Inglesi. Inoltre, non voglio shoccare nessuno, non vengono per mettermi alla prova; non sono un’apprendista, come lo ero allora.

Q: Allora perché vengono da te?

Vengono per sapere qualcosa sul lavoro, sull’amore e sulla salute, proprio come affermava Dorcas; ma anche per connettersi con l’altra dimensione, molto difficile per me da spiegare.

Q: Usi il linguaggio astrologico anche con i clienti che non lo conoscono?

Sì, questo è parte del lavoro per me. Uso sempre il linguaggio astrologico. Affermo: "Hai il Sole in Scorpione e la Luna in Bilancia; questo indica …" Continuo, incrociando insieme gli aspetti, la posizione delle Case e degli angoli, andando nello specifico. Vedo molti particolari, quando le parole nascono dalle immagini generate dalle configurazioni. È come se i termini fornissero immagini e informazioni. Quando osserviamo insieme gli intrecci del grafico, come una sorta di disegno, in quei primi quindici minuti, siamo insieme nello stesso spazio astrologico. Discutiamo della loro vita riflessa nel grafico, ma anche sulla vita in generale e sul modo in cui si caratterizza, attraverso di loro. Una volta giunta ai limiti del possibile, inizia la conversazione. Se qualcosa che ho detto li irrita o non ha senso, ho bisogno di saperlo, perché ho interpretato al buio, fino a quel momento. Potremmo aver bisogno di correggere il quadro, oppure loro possono aver bisogno che io vada oltre e dica qualcosa in più. Forse, questo è parte del modo in cui è creato quello che chiamo spazio sacro. Mentre lo stregone stende il tessuto, fa sedere la persona di fronte a lui, prende gli ossicini, soffia e li lancia o li dà alla persona perché li lanci. Io faccio accomodare la persona, le offro un bicchier d’acqua e un foglio per scrivere note, poi estraggo il grafico. All’inizio, mi tengo un po’ distante, poi dopo questa prima parte, iniziamo a parlare insieme e da quel momento, mi portano dove vogliono andare, comunicandomi quello che vogliono esplorare.

Q: Vi sono due o tre particolari qui. Mi sembra che tu stia destrutturando i loro preconcetti sul modo in cui le cose dovrebbero andare, all’inizio. I clienti pensano che ti parleranno subito di sé; invece, inizialmente, sono nella posizione di osservatori passivi.

Cerco di fornire loro informazioni che possono aiutarli a riconoscersi, così possono dire: "Aha! Riconosco questo."

Q: Sembra che mantenerli fermamente ancorati al linguaggio astrologico, elimini in qualche modo il controllo. Non continuano solo a ripetere "me, il mio dolore, il mio cuore infranto, ecc" ma diventano capaci di osservare dall’esterno.

Assolutamente. Esprimersi, astrologicamente aiuta perché noi, insieme, osserviamo questo particolare mondo e il modo migliore per navigare in qualsiasi cosa il cliente stia vivendo in quel periodo. Io penso che ogni giorno, un mondo differente passeggi nella mia stanza. Sono invitata, attraverso il grafico, a entrare nel loro mondo e a osservarlo. Ho una torcia per illuminare il cammino: "Non è interessante? Guarda. Hai visto questo prima?" E loro rispondono: "Come descriveresti la mia relazione con mia madre. Che cosa vedi?" Per un po’, osserviamo insieme questo mondo interiore e la sua connessione con gli altri. Analizziamo gli effetti. Quando vanno via, fanno quello che possono con le informazioni ricevute. Almeno per un po’, resta qualcosa che li aiuta ad essere come realmente sono.

Q: Quando interpreti un tema, usi il metodo tradizionale o quello moderno? Un esperto quale influenza potrebbe riscontrare nel tuo approccio?

Posso senz’altro affermare che uso il metodo moderno perché ho studiato astrologia alla fine degli anni Sessanta a Boston. Per un periodo ho studiato con Isabel Hickey e poi con Frances Sakoian e Louis Acker – per cui tutto ciò che ha influenzato loro, ha influenzato anche me. Il mio primo libro di astrologia fu un testo di Dane Rudhyar; lo lessi in un campus del New Hampshire, tra il 1967 e il 1968. Era The Pulse of Life. Piansi; non avevo mai letto niente di simile. Sembrava che portasse ordine nel mio mondo di caos; era così elegante! Poi andai in Africa e restai sola; non vi erano astrologi con cui confrontarmi. Un giorno, trovai un libro di Liz [Greene] - Saturno – ed ebbi l’impressione che avesse acceso la mia mente in un modo che non avrei mai immaginato possibile. I suoi libri mi riconducevano a Jung. Molti anni prima di conoscerla, in mente mia, immaginavo di avere lunghe conversazioni con lei sui concetti junghiani concernenti la carta astrale, come una mappa della psiche. Approfondii Jung e James Hillman. M’innamorai delle parole, attraverso gli scritti di Hillman. In seguito, incontrai una donna che stava ri-educando la sua mente con Jung e Hillman, insieme c’immergemmo nel loro immaginario e nel linguaggio. Lei traslocò a Zurigo e divenne una psicoanalista. Io andai a Londra e continuai ad appprofondire Jung e Hillman, poi iniziai ad avere conversazioni reali con Liz e piano piano, con altri astrologi. La mia astrologia fu nutrita da queste conversazioni.

Q: Sei una psico-astrologa?

Sì, io lavoro con la psiche, con il panorama interiore, con il modo in cui l’interno e l’esterno s’incrociano e si trasformano, incessantemente. In privato, però, io mi definisco una navigatrice. La carta è … beh, questo è il mio modo di chiamarla, una mappa stellare per navigare nelle varie dimensioni in cui abitiamo. Usando i fattori astrologici, posso asserire che il mio lavoro è aiutare gli altri a navigare nelle dimensioni spirituali, fisiche, mentali ed emotive delle loro vite. Con il grafico, navighiamo con le stelle. Forse sono una navigatrice psicologica.

Q: Ritorniamo per un momento alla domanda sull’approccio tradizionale o moderno all’astrologia: quale pianeta governa i Pesci, secondo te?

Entrambi! Nettuno e Giove. In America negli anni Sessanta, Nettuno era considerato il governatore dei Pesci, Urano governava Acquario e Plutone reggeva lo Scorpione. Allora non pensavamo molto ai governatori tradizionali, almeno così ricordo. Molto più tardi, quando arrivai a Londra, fui coinvolta nella traduzione di antichi testi latini in inglese con un gruppo appartenente alla Company of Astrologers. Il gruppo era diretto da Graeme Tobyn, l’impegno durò sette anni. Alcuni membri del gruppo erano bravissimi in latino (non io); fu una grande fatica, ma ne fui molto soddisfatta. Tradurre quei testi, mi lasciò l’abitudine di considerare sempre i governatori tradizionali. Così, adesso, quando insegno astrologia o leggo un grafico, dico: "Prima guarda Giove e poi osserva Nettuno."

Q: Questo offre di per sé un’incredibile prospettiva sulla tua metodologia. In effetti, il tuo background si fonda sull’astrologia moderna/psicologica, ma ad essa hai aggiunto l’approccio tradizionale, assorbito durante il tempo trascorso con la Company of Astrologers.

Questo è il mio Sole in Gemelli con due teste! [ride] Molto comodo, quando le due teste lavorano insieme per il bene comune! Spesso, però, sono disgiunte, ma il processo di apprendimento riesce a metterle insieme. È interessante osservare i due governatori, il gioco reciproco, quando vuoi conoscere qualcuno. Nei Pesci, puoi sentire l’irrequietezza gioviana, il richiamo per l’avventura di Giove. E poi, Nettuno, la dispersione, la perdita del sé, il richiamo per qualcosa d’indicibile. Con l’Acquario, il gioco tra Urano e Saturno è molto affascinanate. È inconcepibile per me leggere una carta acquariana, senza vedere che Saturno sta chiedendo qualcosa di differente ad ogni acquariano, secondo la posizione di Saturno, per poi raggiungere Urano.

Q: Che cosa intendi, esattamente, con bisogna raggiungere Urano?

Lasciami riflettere… Quando osservo un Tema acquariano, cerco di vedere dove questa persona cerca di manifestare le idee utili alla comunità; dove si scontra con l’autorità interna o esterna, dov’è la linea che non può valicare, dove si trovano i confini entro i quali diventare umano, individuato, se vuole. Che cosa è stato chiamato a fare nella comunità? Urano è il salto indietro in cui si manifesta tutto questo, fuori dalle mura della comunità, fuori dal villaggio, fuori dal mondo che conosce da tempo. Come può raggiungere questo? Dove sperimenta nella vita la connessione con quella numinosa idea che è parte della sua generazione? Come può stravolge se stesso e gli altri, affinché la tradizione non diventi pietra, ossa o fossile e affinché la vita non diventi un mero miscuglio di norme e regole? Senza le leggi non vi sono forme; senza lo scompiglio delle leggi, emergono repressione e stagnazione.
Mi piace quel principio della teoria del Caos, secondo cui ogni vita è sul filo del caos. Quando lessi questa teoria, pensai a Saturno e Urano. Se t’immergi troppo profondamente nel regno di Saturno, trovi solo leggi e regole: questo è giusto, questo è sbagliato; così non c’è libertà, la vita rallenta, si oscura e si congela. Se, invece ti allontani troppo da Saturno, l’anarchia frantuma tutto e le cose non riescono a mettersi insieme per far emergere la vita. La vita è cambiamento, ma se niente conserva la stabilità per un certo tempo, non vi è alcun contenitore capace di far cambiare la vita.

Q: Perché non esiste una scuola di astrologia di Darby Costello? Forse trovi più semplice aggregarti a gruppi già esistenti? Mi sembra che tu non senta alcun desiderio per fondare un tuo gruppo; è come se non ti sentissi chiamata per questo, nonostante tu sia perfettamente qualificata per farlo.

Non mi è mai accaduto, nemmeno a Johannesburg. Vi era una coppia di vecchi astrologi lì, quando arrivai, ma vivevano in pace, nascosti agli occhi di tutti. Occasionalmente, la gente mi chiedeva: "Vuoi insegnarci?" Ed io rispondevo: "Certo – forma un gruppo e in breve tempo io vi seguirò." Così, quando giunsi qua, [Inghilterra], volevo solo apprendere, scambiare idee, conversare con tutti gli astrologi possibili. Non mi ritengo una leader e nemmeno una gregaria, non saprei definirmi in questi parametri! Non esiste qui [si tocca la testa e il cuore] il desiderio di fare quello che per altre persone è del tutto naturale. Per Liz fu molto naturale creare questo luogo straordinario, il CPA (Centre for Psychological Astrology) a Londra; io amo moltissimo farne parte, questa è la mia casa di astrologa. Adoro anche insegnare alla Faculty e in altre scuole dell’Europa e dell’America, ma il CPA è la mia casa. Qui ho imparato a mettermi in gioco, a pensare ad alta voce con gli studenti, a giocare entro e oltre i confini di ogni pianeta, a sperimentare il modo di navigare tra gli aspetti, a immergermi nelle profondità e a esplorare le sfumature di tutti i Segni. Certo, questo è un posto molto rigoroso, siap per studenti, sia per gli insegnanti, perché molte volte ognuno è … beh, si può dire “sull’orlo del caos”, esattamente nel cuore del processo di trasformazione. Gli studenti arrivano da tutte le parti del mondo, una meravigliosa amalgama di persone. Ed anche i docenti arrivano da moltissime città del mondo; è veramente emozionante. Tutti quelli che vanno a insegnare lì, finiscono per avere questa sensazione. Liz l’ha creato perché è del tutto naturale per lei creare un posto come questo. Ed è molto naturale per me edificare ponti tra i burroni. Prima stavamo parlando del paradosso Saturno/Urano in Acquario. Questi due pianeti sono forti nella mia vita, io avverto fortemente il loro paradosso e la loro dimensione. Mi piace il concetto di Rick Tarnas di Urano come Prometeo che porta il fuoco agli umani. Quando le cose devono essere messe insieme e rese stabili, è evocato il reame di Saturno. Urano arriva come una tempesta fulminea, appena l’ordine e la stabilità iniziano a decomporsi esternamente e ad atrofizzarsi internamente. Navigare tra i due campi è una faccenda straordinaria, ma la vita è una faccenda straordinaria.

Q: Torniamo per un attimo alla tua frase precedente "uno spazio in cui il desiderio era messo a riposo per un po’." Mi chiedo se possiamo aprire un po’ questa parentesi per esplorare il significato astrologico di mettere il desiderio a riposo.

Da quando ho trascorso quel tempo con i sangomas, all’inizio della mia pratica, l’idea di creare lo spazio per far parlare gli spiriti è diventato naturale. Non si tratta di una costruzione rigida o di un passaggio di norme. Quando una persona entra, appena apro la porta, iniziamo a creare questo spazio. Sin dall’inizio, ho un modo tutto mio per accogliere le persone. Questi sono i miei riti, tu dirai, ma non è una mera routine. Un rito meramente routinario non avrebbe alcun significato per me e porrebbe entrambi in una falsa posizione. C’è comunque … direi … una routine: dopo un po’, lo spazio si definisce molto chiaramente, ed entrambi siamo contenuti in esso. Quando lo spazio è definito in questo modo, mi sembra che entrambi siamo ispirati, in questo caso, ispirati dalle stelle, è il caso di dire. Ho appreso questo, osservando i medici stregoni: ho imparato che ognuno lo fa a modo suo, perché ognuno lo faceva secondo la sua natura. Ed ho imparato che l’intenzione ferma del praticante è il fattore più significativo dell’incontro. Chi pretende la perfetta chiarezza con un servizio perfetto, deve rendersi conto che questo avviene molto raramente. Quando funziona bene. e accade abbastanza spesso, grazie al cielo, il cliente ed io raggiungiamo insieme un certo punto. Ci mettiamo a discutere su qualcosa che a volte può essere un soggetto doloroso o anche banale. Poi, il cliente cerca un significato. La domanda più difficile è: “Come posso sopportare questo?”. Le domande più comuni sono: "Posso ottenere questo? Voglio questo?" Eppure, sullo sfondo di queste domande, qualcosa sembra sempre affermare … “Bene, mi piacerebbe tradurre questo in parole”. Io so che cosa si sente in quello spazio. Quando siamo in esso, parliamo a qualsiasi livello possibile; poi improvvisamente, ci ritroviamo a parlare della vita. S’inizia con qualcosa di particolare sulla vita privata e personale, poi si scivola verso qualcosa di universale. Lo sperimentiamo insieme e anche se non è definibile, ci rilassiamo in esso. Ecco, è lì che il desiderio è a riposo.

Q: Questo probabilmente spiega l’altro brano che io volevo analizzare: "Mi chiedo quale sia il desiderio inespresso, dietro la frequentissima domanda - Che cosa dicono le stelle?- … Ho appreso che le persone vengono da me con i loro desideri e bisogni riguardanti l’amore, la salute, il lavoro, il successo e il fallimento, ma nello sfondo di queste domande, esistono altri livelli da affrontare, se si vuole trovare la pace o la guarigione." [2]

Sì. Vedi, a volte non vi è risposta alle domande con cui arrivano le persone. Cercando, però, la risposta, riescono a guardare più profondamente nei loro cuori. Questo porta alla risposta che soggiace sotto la domanda iniziale. E affrontandola, la sete è soddisfatta. Ovviamente, a volte, le cose sono molto più semplici.

Q: Ha senso affermare che il cliente sposta la sua prospettiva da qualcuno che è stato “fatto dall’universo” a qualcuno che vi partecipa?

É così, ma non solo per il cliente, anche per me. Anch’io raggiungo quel luogo di pace e guarigione, sono parte di esso: astrologa e consultante, condividiamo lo stesso spazio, lo cerchiamo attraverso la domanda e il dialogo: "Bene, Marte è qui, e sta per transitare questo pianeta, penso che la porta si apre a giugno del prossimo anno …" Ci occupiamo di tutte queste cose: "Oh, sì. Questo è tuo marito. Interessante; il suo Giove è sul tuo Mercurio …" "Bene, mi ha appena regalato un’enciclopedia …" Osserviamo insieme queste cose e, naturalmente, questioni molto più dolorose di queste. Il punto iniziale potrebbe essere: "Il mio capo mi fa questo", ma poi dobbiamo andare oltre. Oppure: "La vita mi sta facendo questo." Dobbiamo anche attraversare questo. E lo facciamo attraverso la conversazione, con il grafico al centro. Poi si arriva al punto in cui, sì, anch’io divento parte di questo processo; ma vi è un altro punto. Può essere triste, ma anche buffo, come al teatro. Per un momento, stai solo osservando. Scusami, è molto difficile parlare di questo!

Q: C’è qualcos’altro di cui è difficile parlare. Il mio PhD riguarda l’epistemologia dell’astrologia – Le prospettive sul suo valore e sulla sua validità, evocate quando la gente la usa e l’apprezza. Ho cercato di preparare una serie di domande per sondare le attitudini degli astrologi. Ne ho una in riserva che è la mia maggiore scommessa. Posso usarla con te?

Sì, certamente!

Q: Sei stata incline a credere che l’astrologia funzioni, sin dal primo momento in cui ne hai sentito parlare?

Tanto tempo fa, ero vagamente incline a credere che avrebbe funzionato. Non ero vicina all’astrologia, nè avevo alcun passato di scetticismo, anche se ho sempre conosciuto la mia ora di nascita. Ricordo che leggevo sui giornali l’oroscopo segno-solare dei Gemelli e anche allora, cercavo di capire se mi corrispondesse. Certamente, gli anni Sessanta aiutavano. In quel periodo, in America eravamo aperti a tantissime esperienze.

Q: Vi è stata qualche particolare esperienza che ti ha convinto sulla validità dell’astrologia o che ti ha creato dei dubbi?

La prima esperienza mi fece dubitare un po’. Dopo aver letto The Pulse of Life, cercai un astrologo; egli guardò il mio Tema e disse: "Tu devi diventare un’astrologa." Allora, non vi credetti per niente! Soprattutto, perché era giovane e sembrava troppo entusiasta: "Sì, tu devi diventare un’astrologa – vieni a studiare con me." Ed io pensai: "Bene, questo è un novello. Vorrà che io veda anche le sue incisioni (NTD collezione di farfalle, diremmo in Italia)?" Così, non lo presi seriamente. Poi vissi in Mexico, nello Yucatán, con cinque persone in un luogo molto remoto; tra tutti, avevamo dieci libri. Sono Gemelli e c’erano solo dieci libri: molto grave per me! Tra i sette o otto libri che lessi, vi era un testo di Jess Stearn, uno dei primi che aveva scritto, mi sembra si chiamasse A Time for Astrology. Egli aveva iniziato a scriverlo, come scettico, poi s’innamorò completamente dell’astrologia, mentre lo scriveva. Lo lessi sdraiata in amaca, fuori di casa, senza fermarmi. Scesi dall’amaca, entrai in casa e dissi: “Devo studiare astrologia." Da quel momento, è ancora quello che voglio fare. Strano a pensarci, adesso: leggendo Dane Rudhyar, non mi era capitato di pensare che potessi diventare astrologa, anzi se me lo avessero detto, sarei stata scettica. Quel libro, invece, me lo suggerì, forse perché citò le lezioni di astrologia, e non mi era mai accaduto di sapere che esistessero. Allora, tornai a Boston e trovai Isabel Hickey. Lei guardò il mio Tema e disse: "Tu dovresti diventare astrologa." Ed io pensai: "Mio Dio, perché dicono tutti così?" [ride].

Q: Sembra sia stata più una decisione emotiva che intellettuale.

È stata una semplice ricognizione. Questo è emotivo? Dopo la seconda lettura, ero mirata verso l’obiettivo come una freccia. Il desiderio aveva acceso la fiamma. L’anima aveva attratto il mio cuore verso l’apprendimento dell’astrologia. Era un evento immaginale. All'università avevo studiato psicologia, filosofia e teologia. Avevo programmato di continuare con MA e PhD. Poi gli anni Sessanta esplosero con le canzoni e pensai: "Hmm, non sono sicura di voler continuare sulla strada accademica ." Allora, l’astrologia era lì, ed era molto più interessante, sia a livello mentale, sia immaginativo. Temevo che la psicologia potesse chiudere il mio cuore, ma non abbandonai l’università e volli continuare gli studi. Quando iniziai a studiare astrologia, sentii la mia mente aprirsi, arrivare al punto. Era una fascinazione a livello intellettuale e una connessione a livello immaginativo.

Q: Vi sono dei casi che potresti citare in modo anonimo per spiegare agli scettici perché credi nell’astrologia?

Oh, io non penso di doverlo fare. Forse, lo avrei fatto molti anno fa. Adesso no.

Q: Non vuoi occuparti degli scettici?

No. Io voglio farlo; per questo mi sono iscritta a questo corso [programma MA a Bath Spa]. Voglio impegnarmi con scettici interessanti. Non voglio scettici che aspettano che io mostri loro dei trucchi; per quanto li trovi divertenti, non credo nei trucchi. Chiunque può dire: "Ho visto che la mia cliente incontrerà un uomo, s’innamorerà di lui e lo sposerà l’anno prossimo; ed è accaduto!" Qualsiasi astrologo può snocciolare i meravigliosi momenti di chiarezza, prescienza e magica sincronicità, ma queste storie non sono per me argomenti di persuasione, perciò non parlano al mio cuore. Mi piace condividere queste storie con gli amici, ovviamente, allora diventano affascinanti, ma non come soggetto di discussione con gli scettici. Sono interessata a discussioni elevate o semplicissime. Mi voglio impegnare con chi ha lottato contro l’astrologia, attraverso obiezioni precise, come Cicerone, Plotino, St. Tommaso d’Aquino ... soprattutto quest ultimo, perché l’ho studiato quando ero al college. Vorrei rileggerlo con mente diversa.

Q: Dunque, tu vorresti discutere sulla validità potenziale dell’astrologia, partendo dai primi principi? Si può affermare, vista la natura del mondo, che è completamente plausibile che l’astrologia funzioni?

Sì, questo è molto più interessante. Mi piace anche conversare sul soggetto, senza dover provare qualcosa. Non mi piace l’energia delle discussioni basate sul verificare o giustificare qualcosa. Appena qualcuno inizia a volermi provare qualcosa, la mia attenzione scivola via e devo aspettare che finisca di parlare e che vi sia altro, prima di riprendere la conversazione. Il mio orecchio esterno si ritira, poi inizio a scannerizzarlo, cercando di capire perché vuole provarmi qualcosa. Resto affascinata dalla qualità emotiva della ragione che lo spinge a provarmi qualcosa.

Q: Questo ci riporta al punto in cui affermavi che astrologo e cliente hanno bisogno di giungere nel luogo del “non desiderio”; dunque, se cerchi di provare l’astrologia, c’è il desiderio.

Interessante. Forse è così, ma vedo che per altri astrologi è differente. Alcuni impegnano il cuore e la mente per dibattiti molto carichi emotivamente e questo può essere molto esilarante. Vi sono momenti in cui io vivo questo, ma di solito lo evito perché sento troppo fortemente le emozioni che si agitano sullo sfondo: i bisogni emotivi indefiniti, sotto la superficie. Attualmente, non dico alle persone di essere un’astrologa, salvo che abbia la convinzione che vi possa essere una conversazione avvincente. Non deve essere una conversazione intellettuale. Le conversazioni più soddisfacenti sono molto semplici, ma rispettose. Nel passato, combattevo per l’astrologia, salivo su di un palco improvvisato in un batter d’occhi; adesso non più. Adesso penso: "Dire che sono un’astrologa può portarci verso qualcosa d’interessante, ricco e soddisfacente per entrambi? " Se penso che sia così, allora afferro l’occasione. Si tratta di un pensiero rapido, una sorta di feeling, un istinto. In un gruppo di persone, il desiderio sembra turbinare nell’ambiente, in modo indefinito inizialmente; c’incontriamo e parliamo, la nostra anima sembra cercare qualcosa di conosciuto o sconosciuto. Da giovani, di solito cerchiamo il partner, ma quando questo desiderio è soddisfatto, ci accorgiamo di continuare a cercare, ma qualcosa di più sottile, forse. "L’anima adesca cose verso cui siamo attratti …" affermava Ficino, traducendo Plotino. Amo questo principio, è così ricco d’immagini. Vi sono anime che non desiderano, eppure restano vive e vitali; ma le ho incontrate raramente. In un gruppo di non astrologi, la mia anima è adescata dalla possibilità di una conversazione che nutre me e gli altri, in cui si avverte che le nostre anime sono impregnate, anche se per un breve momento. Se dire che sono un’astrologa può far accadere questo, allora accetto, altrimenti non entro. So che a volte ho torto, forse è del tutto sbagliato fare così, ma io ho bisogno di sentire il contatto con l’altra persona. Qualche volta, questo avviene attraverso una cavalcata selvaggia, attraverso concetti intellettuali e teorie o attraverso qualcosa di molto più terreno: storie che altre persone ed io ci raccontiamo. Ho l’impressione di risponderti sempre alla maniera delle persone con Mercurio in Scorpione! Penso a Mercurio in Scorpione, come chi gira molte volte in cerchio, prima di rispondere direttamente alla domanda. Il mio Mercurio è quadrato a Plutone, quindi … Comunque, mi piacerebbe tanto rispondere direttamente alle tue domande. Va bene, cercherò di rispondere almeno a una domanda in modo diretto! [ride].

Q: Bene, visto che hai parlato del tuo TN, … tu hai Giove in Leone a nove gradi dall’ASC, in Dodicesima. Pensi che funzioni come in Dodicesima o in Prima Casa?

Sicuramente in Dodicesima. Ovviamente, non è così per il Tema progresso, dove si trova sull’ASC. Ma è come se fosse in Dodicesima; la sento là. Sono consapevole della sua posizione sull’ASC in questo periodo: mi piace oscillare tra la sua visibilità e invisibilità, è molto presente, visibile nel mio ambiente e invisibile altrove.

Q: E come si è espresso nella tua vita, Giove in Dodicesima?

Come una sorte di angelo custode. Sebbene io l’abbia vissuto in modo drammatico, attraverso fatti terribili e varie circostanze pericolose, lo sento come un bambino con il suo angelo custode. Non ho sempre fiducia in quella qualità da angelo, anche se questo è poco saggio non credere nel proprio angelo – ma è stato il vero fattore nella mia vita fino ad oggi. Quando sono veramente in pericolo, non quando immagino di esserlo, ho vissuto Giove, come una presenza dorata. Questo è Giove in Leone nella Dodicesima, penso. Non trascorro più molto tempo da sola, ma il tempo che ho vissuto è stato come il meglio di una vita monastica.

Q: Vedi la Dodicesima come la Casa degli Spiriti?

Mi piace: "La casa degli spiriti." Io la chiamo la casa della morte non ricordata. Le case d’acqua sono affascinanti, vero? Nella Quarta, vivono le memorie dell’infanzia; oppure, durante l’infanzia, le memorie dei genitori dei propri genitori. Quando siamo bambini, noi assorbiamo le loro memorie; da adulti, abbiamo le nostre memorie. Cerco queste cose in Casa Quarta. In Casa Ottava, visitiamo i lutti dei nostri genitori, celebriamo i nostri riti per la nostra morte, consciamente o no. Oppure, possiamo dire che siamo scivolati nel liquido atavico che diventa l’inconscio collettivo di Jung. Con i pianeti in Dodicesima, siamo interconnessi con i nostri antenati in modi misteriosi. Con questi pianeti siamo spinti o tirati a vivere qualcosa che non era stato completato, a risolvere o dissolvere qualcosa. Io vedo la Dodicesima anche come il monastero. La vedo come l’incarnazione vissuta in monastero, se vogliamo metterla così. Oppure penso agli avi che magari quattro o cinquecento anni prima, hanno vissuto nel monastero e ai loro fili tessuti nella mia psiche che mi portano a trattare con loro. Forse, se uno di questi pianeti è Giove, l’avo ha vissuto una vita ricca in quel monastero o convento (in un modo o in un altro), e ora funziona come un feeling segreto di fede o abbondanza, o si esprime come l’idea dell’angelo custode.

Q: Beh, un approccio molto più positivo di quello che si trova in Astrologia tradizionale!

Oh, la vedo anche come la casa della follia. E anche come la Casa dove si ricorda troppo. Per qualcuno, può manifestarsi con un’assoluta inabilità a navigare il mondo, finendo per essere rinchiuso e preso in cura perché la mente non può chiudersi a tutti gli avvenimenti accaduti in un tempo anteriore alla memoria personale. Tu mi hai chiesto di Giove in Dodicesima e il mio è in Leone, perciò ti ho prima esposto la parte più luminosa della Dodicesima.

Q: Hai accennato a due modi differenti di considerare le influenze passate: attraverso le proprie reincarnazioni o attraverso le influenze ancestrali. Come vedi tutto ciò?

Quando iniziai, ero fortemente influenzata dall’astrologia reincarnazionista, perciò interpretavo i TN in termini di vite passate con la loro connessione a questa. Di un Saturno mobile in Casa Cardinale, avrei detto: "Hai avuto la tendenza a non assumerti le responsabilità delle cose nelle vite recenti; in questa vita, hai bisogno d’imparare come riappropriarti della responsabilità delle tue decisioni e azioni”. Questo è il caso in cui una parola è tradotta in modo differente in Inghilterra e in America. Interessante. Qui, l’espressione è legata al principio di “affermare la dovuta autorità”. Io andai a vivere in Africa e trascorsi moltissimo tempo con la gente la cui connessione con gli antenati era molto diretta, perciò in qualche modo, le due linee si sono unite in me. Negli ultimi venticinque anni, mi sono interessata nelle nuove scienze, così la contemplazione del tempo-spazio ha aggiunto un altro ingrediente alla miscela. Oggi, continuo a concepire le altre vite, ma mi manca il linguaggio per comunicare precisamente che cosa intendo. Non mi riferisco semplicemente agli avi, alle vite passate, ma a qualcos’altro, a qualcosa che vive, lungo il continuum di se stessi.

Q: Abbiamo parlato di un approccio immaginale al mondo, ma poiché hai appena iniziato il Corso MA a Bath Spa, penso tu debba sentire che in astrologia esistono stadi indirizzabili ad un livello accademico o intellettuale. Come sei arrivata a ciò e come hai trovato questo corso, sino ad ora?

Arrivai al punto di pormi questo tipo di domanda: "Che cosa dovrei fare adesso?" E non lo avevo detto da anni: un passo era durato più di venti anni e poi vi era stata una pausa. Così, aspettai, pazientemente, scalciando e gridando un po’. Poi Nick [Campion] iniziò a parlarmi di Bath Spa, e il richiamo prese forma. In seguito, ne parlai con Patrick [Curry]. Mi è sempre piaciuto il modo in cui i due praticano astrologia, amo il loro lavoro. Per mesi, pensai che sarebbe stato troppo difficile tornare a scuola. Credevo di non avere abbastanza tempo e spazio per questo, ma l’idea non mi abbandonava. Attesi un anno, prima d’iscrivermi e intanto, la cosa fluiva nella mia immaginazione. Alla fine, non vi fu scampo: dovevo farlo. Il richiamo non era falso, ma genuino. Così, ho iniziato e che avventura! È come aprire un nuovo panorama interiore che mi porta verso altri tempi e civiltà, per osservare come ognuna di esse si è rapportata con il cielo. Per capire che cosa volesse dire il cielo su di loro e per loro. Quest’avventura mi porta ad analizzare il lungo antico dibattito sull’astrologia, a studiare come e dove i vari popoli e le differenti culture si sono occupati di questo dibattito. A sondare tutto quello che intensifica il nostro senso di che cos’è l’astrologia. Non so ancora come utilizzare la gioia immensa che provo. Sono arrivata a Bath Spa con una certa quantità di storia dell’astrologia in testa, avendo familiarità con il Rinascimento a causa del lavoro svolto con il gruppo di traduzione “La compagnia del latino”; ma vi sono enormi lassi di tempo di cui non so quasi niente, perciò trovare tutto qui è assolutamente meraviglioso. Essere a Bath Spa è come accedere ad una meravigliosa e lussureggiante isola: significa sedersi in una stanza con astrologi dalle più differenti origini, generazioni e culture; apprendere insieme come in varie civiltà del passato e del presente le persone hanno visto e vissuto la relazione tra i corpi celesti e la vita umana sulla Terra! Osservare insieme la nostra cultura, la sua relazione storica con il cielo e la sua relazione presente. Sto scrivendo la mia prima relazione adesso, sulla percezione culturale della Luna tra il Sedicesimo e il Ventesimo secolo. Nel Sedicesimo secolo, iniziammo a prendere coscienza di non essere il centro del cosmo e che il solo corpo celeste che ci girava intorno era la Luna, mentre la Terra era solo un altro pianeta che come Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno, girava intorno al Sole. Deve essere stato uno shock! Poi ci siamo abituati a questo, poi a due terzi del ventesimo secolo, eravamo sulla Luna ed inviavamo foto dallo spazio. Abbiamo iniziato a vedere la Terra, come il nostro pianeta- casa, questa immagine sta crescendo in noi e sta cambiando le percezioni di noi stessi, del cielo, dell’universo. Ora siamo abituati a quell’immagine. Sono stata curiosa di approfondire se la visione poetica della Luna sia cambiata e in che modo. Ho iniziato a studiare la poesia dal Sedicesimo al Ventesimo secolo per cercare tracce del cambiamento. Abbiamo appena iniziato a programmare gli esami; ognuno segue il proprio percorso, investigando sul soggetto preferito. Io ho scelto la Luna perché ho sempre amato contemplarla, sia attraverso l’astrologia, sia attraverso il cielo notturno. È così piacevole studiare di nuovo, e in questo modo! Un’isola lussureggiante: così mi sembra il corso di studi alla MA! Devi impegnarti in un incredibile duro lavoro, come lo scavo di un archeologo in un’isola meravigliosa. La sensazione è questa, non credi? Perché è così soddisfacente? Ci si chiede.

Q: Sì, questo è molto più focalizzante dei congressi, dove di solito gli astrologi s’incontrano. I congressi sono sempre un po’ dispersivi, non trovi?

Beh, io amo i congressi. Ogni congresso è un grande incontro, una festa, mentre questo è un luogo per studiare insieme. Mi sembra come essere coinvolta un evento storico in cui l’astrologia stia ritrovando l’originale conversazione culturale. Sappiamo bene, come l’astrologia sia stata fuori dalla conversazione culturale in Occidente per circa trecento anni. Apprendere a vedere l’astrologia e il suo spazio in varie culture, compresa la nostra, è un modo per riprendere la conversazione. Mi piace che gli astrologi sviluppino relazioni con scuole e università nelle varie parti del mondo. Alcuni astrologi si preoccupano: se prendiamo questa piega, rischiamo di non redigere più temi natali? Saremo interamente intrappolati nel mondo delle idee, della storia e delle discussioni astratte? Si creeranno gerarchie tra astrologi acculturati e non? Non vorrei che questo accadesse. Redigere Temi per le persone è la mia più profonda vocazione, è il mio servizio speciale alla vita. Amo la sorpresa di ogni grafico, il modo in cui siamo tutti uguali e differenti. Amo esplorare e lavorare su questo, a volte è molto difficile e complicato, a volte è un’esperienza elevata e luminosa. Non sarò mai abbastanza brava per questo; sono cosciente di quanto sia facile sbagliare, ma come diceva Dorcas (la zia di N'dlaleni's): "Questo è il lavoro del nostro spirito e dobbiamo farlo"; infatti, questo nutre la mia anima. D’altra parte, anche avere un luogo per conversare con altri astrologi e viaggiare con loro verso le origini di quest’antica conversazione, è interessante. Il Corso MA incoraggia questa forma d’interscambio.

Q: Il filosofo francese Pierre Hadot scrive che la filosofia è diventata un intellettuale e mero esercizio accademico. Egli afferma che non è stato sempre così. Gli Stoici, per esempio, non trasmisero le loro idee riguardanti il mondo, come opinioni speculative sul modo in cui dovrebbero essere, ma come idee con cui lavorare. Si dovrebbe provare a vedere il mondo in termini stoici, come una sorta di esercizio spirituale. Hadot afferma che molto è andato perduto da quando la filosofia è diventata puro esercizio intellettuale. Sembra chiaro che, se la stessa cosa dovesse accadere all’astrologia, vi sarebbe una tremenda perdita.

Anche noi astrologi che redigiamo oroscopi e le cui vite sono guidate dalle stelle, abbiamo la stessa sensazione. Conosco molte persone che non redigono Temi per gli altri, ma imparano l’astrologia e la usano come guida nella loro vita. Navigare tra le stelle e i pianeti, aggiunge una nuova dimensione alla loro vita. Non sto parlando del modo negativo in cui restiamo intrappolati in stereotipi del tipo: "La sua Luna è quinconci alla mia Luna, ecco perché non mi tratta bene". Questo degrada l’astrologia e noi. Quando, invece, la usiamo come guida, come strumento di chiarezza e saggezza, aggiunge una nuova dimensione alla nostra vita.

Q: Quando tempo impieghi per prepararti ad un consulto?

Venti secondi. [Ride]

Q: Benissimo!

All’inizio, mi ci volevano giorni. Con il passar del tempo, la preparazione diventa sempre più rapida; è naturale. Parte della mia preparazione è disegnare a mano il grafico. Lo calcolo al computer e poi lo disegno a mano. Ho cercato di lavorare sui grafici del computer, ma non mi è piaciuto. Una volta pronto, lo metto da parte, sino all’arrivo del cliente. Poi inizio a cercare un percorso … osservando nel modo più profondo possibile.

Q: Come sei giunta a questo metodo?

Redigendo Temi, giorno dopo giorno. Nei primi tempi di Johannesburg, sprofondavo nei libri, aggiungendo numerose note, sudando per trovare le varie interpretazioni di questo o quell’aspetto. Con il trascorrere del tempo, mi sono accorta che quando il cliente arriva, tutto questo sforzo svanisce e il grafico prende vita ed evoca la sua storia. Qualcosa del genere.

Q: Sei arrivata al punto in cui hai capito che è meglio non fare tutto quel lavoro in anticipo?

Sì, credo. Aggiungo però che essendo aumentati gli impegni, il tempo a disposizione è diminuito. La necessità ci denuda alla grande, ci forza ad eliminare il non essenziale. Arrivò il momento in cui tutta quella preparazione diventò indulgenza, e dovetti fare un salto, passando dalla sicurezza della fase preparatoria allo stadio dello sconosciuto. Lo stesso accade con qualsiasi altra disciplina. Pensa, nei primi tempi, dopo un consulto, a volte piangevo per ore. Una persona a me molto cara così mi disse: “Devi smetterla, altrimenti sarai costretta a non fare più consulti; è ridicolo." Aggiunse: "Quando siamo insieme, dovremmo stare insieme e non con qualcuno con cui hai trascorso le ultime ore." Parlava tra il serio e il faceto. Dunque, la prima cosa fu apprendere ad essere rigorosa sulla durata del consulto. All’inizio, trascorrevo minimo due ore e mezza con ogni cliente; mi sembra veramente troppo adesso, ma allora ero novizia ed avevo tantissima stamina. Poi diventarono due ore; adesso sono novanta minuti. È come se la porta si chiudesse: dopo il tempo stabilito, non sono più disponibile. Se devo continuare a fare questo lavoro per tutta la vita, devo rispettare questa regola. Non posso permettermi di essere sbadata – questo resta un dono per me e per gli altri – finché lo rispetto. In Soweto, quando mi recai in visita dai compagni di N'dlaleni, vi era un vecchio seduto accanto alla stufa e chiesi chi fosse. Lei e i suoi amici risero e dissero che una volta era stato un grande sangoma, ma aveva perso il dono e ora sedeva lì, un giorno dopo l’altro. Ricordo la loro risata: era sprezzante, gentile e pietosa, mostrava una nota di timore. Non ricordo se avessi chiesto come questo fosse accaduto, ma l’episodio lasciò in me un segno, una sorta di avvertimento: Custodisci questo dono; può essere pesantissimo, ma è un dono.

Q: Interessante! Puoi aggiungere qualcosa in più?

Una volta, ero nella selva africana con una donna sangoma che si chiamava Lena. Era un’altra zia di N'dlaleni, come Dorcas, ma da un altro ramo della famiglia. Era piccola e magra, aveva i capelli incredibilmente lunghi, strettamente intrecciati sulla schiena con perline. La adoravo. Era dura, divertente e tante altre cose insieme. Stavamo intonacando una capanna per una cerimonia. Quella mattina, lei mi aveva portato fuori a cercare sterco di vacca per intonacare la capanna. (Non fare domande!) Sì, non fu una bella giornata per il mio naso, ma mi ci abituai. Mi ero svegliata triste e ansiosa, senza ragione ed ero andata a piangere nel campo, così le chiesi: "Lena, perché mi accade questo, improvvisamente? Non capisco." Ella disse, come per caso: "Da, questo è il tuo dono." Mi girai e le chiesi: "Cosa? Che tipo di dono?" Rispose: "Non sto parlando di un regalo, ma di un dono. Dio dà un dono e questo è tutto. Certo, è difficile." Meravigliosa risposta. In seguito, pensai che questo riguardasse l’abilità di leggere i Temi, come "dono." Penso che anche l’abilità di vedere astrologicamente sia un dono, non un regalo, un dono. Possiede bellezza, aggiunge molta ricchezza e profondità alla vita, ma ha un prezzo.

Q: Perché tutti quei pianti?

Per l’impatto nelle vite altrui, per l’intensità dell’intimità con un’altra persona, ma a livello immaginale. Il cliente usciva, ed io restavo immersa nelle sue immagini e non sapevo come liberarmene. Non perché fossero tristi. Eravamo giovani; all’inizio i consulti erano per le persone della mia generazione. Di nuovo, passeggiare con gli stregoni medici mi fu di grande aiuto. Erano così sensibili e pratici: "Bene, Da, lavati le mani e spazzola i capelli, dopo aver visto un paziente." Ottimo suggerimento. Puoi fare qualche altra cosa, invece di lavarti le mani, ma bisogna fare qualcosa di pratico. Così, appresi a fare piccole cose, quando il cliente andava via, per liberarmi dalle immagini della persona. Certo, questo è particolarmente difficile, quando le persone arrivano con le potenti emozioni che stanno vivendo e alla fine, quando vanno via, io continuo a chiedermi se ho lavorato bene.

Q: Questo, dunque, è l’altro estremo nel processo per aprire lo spazio sacro? Si tratta di chiuderlo di nuovo, alla fine?

Assolutamente. Per esempio, se qualcuno è molto nettuniano, soprattutto se si tratta della prima visita, quando partono, ho l’abitudine di dire: "Mentre scendi, sii cosciente dei tuoi piedi, del tuo corpo, del tuo respiro. Una volta in strada, sarai di nuovo nel mondo. Qui abbiamo parlato ed è stato molto intenso e molto sicuro. Adesso devi tornare a te stesso e al tuo corpo." Il denaro è un ottimo modo per chiudere la sessione. All’inizio, non volevo accettare denaro; in parte, furono i sangomas a spingermi ad accettarlo. Qualcuno mi suggerì di non farlo gratis; ma era quello che volevo: dopo tutto, ero una ragazza degli anni Sessanta, perciò lo consideravo un lavoro spirituale. Adrian [Boshier] mi disse "Non confessare questo ai sangomas, altrimenti non ti rispetteranno. Ti è stato dato il dono per vivere sulla terra, servendo gli spiriti. Se non guadagni il denaro con i doni che Dio ti ha dato, Dio si riprenderà quei doni." Questo potrebbe non essere vero per atre civiltà e per altri tempi, ma era vero per loro in quel tempo, ed accettai il consiglio.

Q: Quali cambiamenti vorresti vedere nel mondo dell’astrologia?

Vorrei che gli astrologi siano più integrati nelle loro comunità e nelle discussioni comuni. I ponti sono stati costruiti, adesso e spero che siano buoni. Il mio cuore è impegnato nel lavoro per sostenerli, in qualsiasi modo possibile. Sono abituata a conversare con medici, biologi, filosofi, teologi, preti, uomini d'affari, insegnanti, scrittori, terapeuti, ogni sorta di persone – ma sono discussioni private, qualche volta consulti astrologici, altre volte qualcos’altro. Ci arricchiamo, reciprocamente e la conversazione forma i nostri rapporti all’interno delle nostre comunità. Vorrei che la conversazione fosse naturale, meno usuale. Le persone che vengono da me (anche gli amici di altre discipline) sono ancora insolite perché danno valore ai pensieri e alle opinioni di un astrologo. Spero che per la prossima generazione di astrologi, quando le persone delle varie comunità s’incontreranno per discutere, sia anche presente, come voce naturale tra le tante, un astrologo. Vorrei che conoscere il proprio TN e usarlo per navigare interiormente o esteriormente, diventi naturale, come parte della vita per un gran numero di persone. Non per tutti, però; non penso che vi sia qualcosa che dovrebbe essere adatta per tutti. Molti vengono da me una volta l’anno. Sono diventata parte del loro team, uno dei consiglieri; sanno come usare la serie d’informazioni che offro loro – qualsiasi astrologo professionista direbbe la stessa cosa – ma queste persone sono diverse nel modo in cui scambiano la conversazione con me. Ho visto un talk show l’altro giorno alla TV. Un teologo, un dottore, un operatore di comunità e un sociologo discutevano sui vari problemi sociali, su come siamo e com’eravamo, su dove desideriamo andare, illustrando possibili soluzioni a questi problemi. Mi piacerebbe che in questi gruppi sia incluso anche un astrologo per partecipare al dialogo sui processi di crescita, sul modo di lavorare per mantenere la gente cosciente e viva nella fatica di vivere nel mondo, per mantenere la vita animata e vitale.

Q: Hai affermato, all’inizio, che il medico mago ti accennò allo “spirito”. Credi che gli astrologi debbano avere lo spirito?

Lo spirito per il lavoro. Questo può avere significati differenti, secondo le persone. Io vorrei che il mio dottore sia anche guaritore, che il mio MP si prenda cura della sua comunità, che un re o un presidente si curi del suo paese, del mondo che include altri popoli e altra gente. Vorrei che gli astrologi abbiano un’anima ricca di passione per il proprio lavoro; vorrei che si prendano cura del mondo, della gente, delle loro interazioni con gli altri, in modo naturale. Bene, vorrei che tutti avessero questo. Forse è idealismo, ma non è una cosa malvagia rincorrere l’obiettivo per cui lottare, invece che cercare il modo in cui le cose dovrebbero essere." Penso sia una follia continuare nel modo in cui siamo abituati: pensare che abbiamo ragione e che chiunque veda le cose differentemente abbia torto. D’altro canto, non sopporto quando le persone cercano di giustificare terribili principi e terribili comportamenti, affermando di avere ragione a modo loro. Penso che il mondo sia guidato da qualcosa di misterioso di là dalla nostra comprensione; oltre le apparenze, nessuno sa veramente molto. Mi preoccupa che la gente sia così dura contro il fumo; mi ricorda il proibizionismo del 1920. Eppure, queste cose vanno e vengono, e tutto cambia.

Q: Darby, grazie per aver incluso nella tua fittissima agenda il tempo di parlare del tuo lavoro e del tuo speciale approccio all’astrologia. Ti auguro il meglio per il tuo lavoro e per i tuoi studi.

________________________________________

Notes & References:
1] Darby Costello, "Desire and the Stars", The Astrological Journal, Vol. 45, No. 4, July/August 2003, p. 6; (Astrological Association of Great Britain).

Potete trovare l’articolo originale in word sul sito di Darby: http://www.darbycostello.co.uk/.
© Garry Phillipson, 2004 - all rights reserved.
http://www.skyscript.co.uk